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§ 17
L'armonia di risonanza

Sviluppata nel corso del XVII secolo ed introdotta da Rameau nella teoria grazie alla coeva scoperta degli armonici, questa nozione è la sola insegnata ai nostri giorni, per quanto essa abbia cessato da più di cinquanta anni d'essere praticata come riferimento esclusivo e sia stata ignorata dalla totalità delle musiche non occidentali così come dall'occidentale prima dell'epoca classica.

Essa consiste nel considerare l'aggregazione verticale consonante non più come l'incontro occasionale di due o più suoni d'origine melodica connessi da un rapporto di consonanza, ma come un blocco sonoro omogeneo che emana dalla risonanza di un suono unico, il suo basso fondamentale, espresso o sottinteso.

In questo modo per Rameau, la vecchia cadenza

non è più l'incontro di due melodie, ma l'emanazione implicita di un basso

Da ciò derivano delle nuove nozioni che modificano completamente gli elementi della struttura:

1) Predominanza analitica del basso.

2) Necessità di concatenamenti del basso conformi alla nuova struttura tonale.

3) Integrazione del basso, poi di tutta la polifonia, nell'analisi strutturale, sulla base di una identità di funzione di tutti i suoni con lo stesso nome, quale che sia l'ottava.

4) Come corollario, la scomparsa di tutti gli interventi a carattere melodico, (ambitus,[20], collocazione della tonica nella melodia ecc.) nella determinazione della struttura.

5) Possibilità di note di riempimento senza origine melodica a titolo di complementi di sonorità o di accordi.

6) Apparizione di una nuova nozione fondamentale: quella dell'accordo.

Nello stesso tempo, l'integrazione alla consonanza della sezione 1-7 della risonanza, benché sia stata analizzata a torto come la sovrapposizione arbitraria di una terza dissonante sull'accordo perfetto, sviluppa dopo la sua vittoria sulla difficoltà di assimilazione dovuta all'ampliarsi della tolleranza, una consonanza di settima naturale che, in modo provvisorio, non può appartenere che ad un solo grado, il quinto della tonica (da cui il suo nome settima di dominante, giustificato nel linguaggio classico, inesatto altrove) e, di là, dà forza all'unificazione della tonalità.

La struttura armonica della melodia

Sotto queste influenze congiunte, le strutture melodiche si modificano considerevolmente dal XV al XVII secolo. Precedentemente, ed indipendentemente dal ruolo strutturale della dominante, la gerarchia del grado di un modo determinato dal do, sarebbe stata la seguente, secondo il circolo delle quinte:

Il rafforzamento del mi, per un'altra via, comporta così, nel n°3, un conflitto con questa struttura: Il nuovo dato iniziale diventa in effetti

Secondo l'ordine diretto degli armonici 1-6 e non più secondo il circolo delle quinte (per il quale l'utilizzazione degli armonici si arresta dopo il n° 4).

Sul V grado, dove si sviluppa la risonanza, a partire dal XVIII secolo, fino alla sezione 1 - 7, la struttura diventa:

ed ugualmente, a partire dal XIX secolo, (sezione 1-9 della risonanza)

Lo stesso fenomeno si ricalca per analogia sui modi a mediante minore

un esempio: in Do minore

per l'armonia di tonica, ma per l'armonia di dominante, ritroviamo la stessa struttura che per il modo maggiore (tranne che per la nona, maggiore o minore, secondo il senso dell'attrazione, visto che il VI, in minore, è un grado mobile).

Queste nuove forme sostituiscono completamente, fino alla fine del XIX secolo, l'antica struttura quinta = quarta + tono. Esse dominano completamente la tematica classica (si confronti l'analisi della dominante dei paragrafi precedenti).

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Note

[20] Si tratta del limite del modo inteso come estensione (nota del traduttore).


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