Carlo Migliaccio
Il senso musicale degli affetti

In un saggio intitolato Psicoanalisi, antropoanalisi, estetica Renato Barilli riteneva che la psicoanalisi, per "liberarsi da una vecchia mentalità ancora positivistica e naturalista-determinista " e per rigettare ogni pretesa di "spiegazione" e ogni "atteggiamento naturalistico-funzionale-genetico, dovesse chiedere aiuto al pensiero di Husserl, Bergson, Dilthey, Heidegger e Biswanger, in modo da approdare a un "atteggiamento antropologico-modale-ontico" [ossia che considera l’ente nella sua determinazione empirica e fattuale]; citando Barilli, Alessandro Pagnini, in un saggio intitolato La psicoanalisi e i fantasmi del naturalismo, ribadiva che questa disciplina, "dopo aver espunto una volta per tutte ogni ipostatizzazione di forze, cause e categorie psichiche", dovesse finalmente volgersi alla ricerca del senso. Seguendo queste indicazioni, ho voluto intitolare la mia relazione Il senso musicale degli affetti, poiché ho cercato innanzitutto di individuare i modi e le procedure tramite cui gli affetti possono subire un processo di ipostatizzazione e di falsificazione: in secondo luogo ho tentato di capire come ciò sia connesso al processo che snatura la realtà della musica, ossia come la musica possa essere ridotta a cosa, a oggetto e persino a merce, infine ho provato a intravedere la relazione esistente tra il modo in cui gli affetti si articolano nel tempo, il senso per l’appunto, e la maniera in cui essi vengono trattati e inseriti nel contesto musicale.

Vi sono molti campi in cui si possono verificare fenomeni di adulterazione, travisamento, irrigidimento in forme stereotipe degli affetti: in psicologia, psichiatria, pedagogia, antropologia, e nello studio dei comportamenti individuali e delle relazioni intersoggettive. Utili suggerimenti ci possono provenire però da due campi forse atipici e apparentemente diversi, ossia dalla psicoanalisi e dalla cultura di massa. Analizzando l’etiologia dell’isteria, Freud individua il formarsi della patologia nevrotica in un "blocco affettivo" - che interrompe e lascia incompleta la reazione a un trauma psichico pregresso, risalente anche alla prima infanzia. Conseguentemente, per svuotare l’esperienza traumatica del suo contenuto affettivo e innescare così una rimozione, si fa ricorso alla tecnica che Freud chiama dell’isolamento, tramite la quale il nevrotico interrompe forzatamente la connessione associativa del pensiero, ossia ciò che gli consentirebbe di giungere alla piena coscienza della relazione esistente tra il trauma e i sintomi patogeni e con ciò togliere l’ostacolo sulla strada della diagnosi e della cura.

Ma vi è un altro campo in cui l’alterazione affettiva ed emotiva è una prassi consueta e consolidata: ed è la comunicazione mediatica, in particolare televisiva. Il modo in cui gli affetti vengono trattati e alterati dai mass-media costituisce un modello iconico e drammaturgico particolarmente interessante di sfruttamento degli affetti e di influenza sulla soggettività. Si pensi a come certi spot pubblicitari pratichino quella che Vance Packard, nel suo celebre saggio sulla persuasione occulta, ha chiamato "speculazione sull’affetto", ossia il far leva sui "bisogni segreti" del pubblico, tra cui Packard indical’esigenza di "sicurezza emotiva", di potenza, di tranquillità e di ritorno all’infanzia, sempre allo scopo di produrre quella "regia del consenso" su cui si fonda la manipolazione delle coscienze.

Non potendo qui che accennare a questa tematica mi limito solo a riassumere in modo schematico le varie forme e modalità in cui l’alterazione, la sofisticazione e la manipolazione degli affetti possono attuarsi in vari campi e proponendo alcune rispettive esemplificazioni; tra le tante possibili, ho individuato le seguenti forme: interruzione, anticipazione, sostituzione, isolamento, intromissione.

L’interruzione: come abbiamo visto nel caso dell’isteria, è il modo della sospensione o dell’inibizione del naturale decorso emotivo di un affetto. Tipico esempio è l’interruzione pubblicitaria durante la fruizione di un film che, come è stato denunciato anni fa in una vigorosa - ma fallimentare - battaglia culturale e civile, corrisponde - come si diceva allora - all’interruzione di un sogno e di un’emozione.

L’anticipazione: avviene quando le naturali e spontanee conseguenze dell’espressione di un affetto vengono forzatamente anticipate, come ad esempio nel caso dei genitori che anticipano artatamente la reazione di gioia dei bambini nel ricevere un regalo o come nel caso del comico che ride delle sue battute o della claque che anticipa l’applauso. O qualora un regista cinematografico, per rendere una scena commuovente, inquadra in primo piano il viso in lacrime di un personaggio.

La sostituzione: un elemento estraneo o un affetto eterogeneo si inserisce indebitamente nel decorso emotivo di un affetto, che è rivolto verso il suo naturale oggetto di riferimento o di adempimento. Lo riscontriamo in molti spot pubblicitari, allorché si innesca una dinamica affettiva e, improvvisamente, al naturale sbocco di questa tensione nell’oggetto, si immette inopinatamente la merce e il prodotto, pronto a caricare su di sé tutta l’energia emotiva sprigionatasi. Si pensi a un recente spot di una famosa birra la quale con la sua sola presenza silenziosa e sorniona riesce a mediare e risolvere i conflitti famigliari. Ma si pensi anche al caso di un popolare partito politico che è giunto ad appropriarsi della passione sportiva degli italiani per incanalarla, attraverso il sapiente uso di immagini, simboli e slogan, verso obiettivi differenti ed eterogenei rispetto alla originaria destinazione di quella passione.

L’isolamento: avviene quando, di un determinato processo affettivo si individua e si isola un elemento parziale o secondario, reificandolo e mettendolo in eccessiva evidenza in rapporto al suo ruolo contestuale. Per esempio, quando in molte trasmissioni televisive - oltre che nella pubblicità - l’attenzione dello spettatore viene indirizzata, attraverso opportune inquadrature, verso le zone più erotiche delle soubrettes e delle ballerine, oltre che oggettivare il corpo femminile, si viola la libertà dello spettatore di fruire spontaneamente delle componenti estetiche della danza e lo si costringe a diventare un perverso voyeur.

L’intromissione: si tratta dell’immissione forzosa di contenuti affettivi eterogenei all’interno del tessuto affettivo innescatosi in un determinato contesto drammatico. Qui, a differenza dei precedenti, traiamo l’esempio dall’opera lirica, precisamente dall’ultimo atto della Bohème, quando Colline intona la celebre aria Vecchia zimarra: in un drammaticissimo momento, in cui gli affetti dei personaggi si concentrano sulla salute di Mimì morente e tutti si prodigano a cercare affannosamente il denaro per curarla, dopo che Musetta non ha esitato ad alienarsi dei suoi orecchini, Puccini consente al filosofo del gruppo di cantare ("con commozione crescente", come recita la didascalia del libretto) un’ode… al suo vecchio cappotto. Ossia di proclamare ad alta voce (a differenza di Musetta che dice "sottovoce" a Marcello di far comprare delle medicine col ricavato della vendita dei gioielli) la bontà del suo gesto altruistico e nel contempo di soffermarsi feticisticamente su un oggetto piccolo borghese, e persino di rifletterci ideologicamente; mentre la dinamica degli affetti richiederebbe solo la sollecitudine di procurare in fretta le medicine per la poveretta che nel frattempo sta tirando le cuoia.

 

Di tutte queste diverse forme di falsificazione degli affetti, gli elementi comuni che possiamo riscontrare sono: 1) l’intervento forzoso dall’esterno, che turba il normale decorso della temporalità di un evento affettivo; 2) l’immissione di una più o meno netta soluzione di continuità, di uno o più elementi discreti all’interno del concreto svolgersi del decorso affettivo.

I modi in cui si manipola e si stravolge il mondo degli affetti - nella cultura come in psicologia - ha un corrispettivo nel modo in cui la musica articola il suo materiale e struttura la sua forma. Infatti anche in musica un minimo intervento dall’esterno turba la sua realtà in modo molto più marcato ed evidente rispetto a un intervento, di intensità pur superiore, che però sia intrinseco al materiale. In tal modo la consequenzialità delle sue componenti viene compromessa da fattori impropri e inadeguati, siano essi eccessivi o difettivi.

Adorno ha colto pienamente questo aspetto nel momento in cui ha individuato certe forzature espressive della musica wagneriana: analizzando per esempio il canto popolare dei calzolai dei Maestri Cantori di Norimberga, egli rileva che Wagner introduce dall’esterno l’espressione della tenerezza e della dolcezza, cioè in virtù sia di una determinata armonizzazione e modulazione, sia di un’eccessiva tensione delle componenti sonore, che risultano eterogenee rispetto al "fenomeno musicale in sé"; tutto ciò per Adorno produce una fittizia consapevolezza di quei sentimenti, quindi un autocompiacimento, ossia non l’ingenuità ma la riflessione sull’ingenuità, non l’espressione sincera ma la riflessione sull’espressione, che per ciò stesso annulla il suo proprio contenuto e falsa la natura del sentimento.

Un altro esempio di denuncia di adulterazione nonché di inefficacia sentimentale della musica la rivolge Vladimir Jankélévitch all’Elettra di Richard Strauss, definendola letteralmente un’opera isterica, piena di urla e litigi, che alla fin fine non si rivelano altro che una generale "dimostrazione di impotenza", proprio quando la musica intendeva essere espressivamente potente. Si attuerebbe quindi in quest’opera una sorta di intensificazione forzosa e compiaciuta degli affetti (o quella che Freud, nella sintomatologia dell’isteria, chiamerebbe Erregungssumme, somma di eccitamento), tale che non solo ne farebbe perdere l’efficacia emotiva, ma anzi produrrebbe l’effetto contrario.

La musica di consumo poi abbonda di forzature affettive ancor più evidenti: un esempio tra i mille che si potrebbero proporre è un brano dell’inizio degli anni ’80 di tale Richard Clayderman, il quale sfruttava il timbro pianistico dell’intervallo di sesta nel registro medio, meccanicamente ripetuto e ribattuto in diversi toni, per ipostatizzare l’effetto sentimentalistico (di falsa e millantata importazione chopiniana) che così si viene a produrre.

 

Tutte queste forme e questi modi di ipostatizzazione affettiva si verificano allorché viene alterata la temporalità, ossia lo svolgimento naturale e fluido, di un affetto nel tempo; il quale, per essere libero e spontaneo, ha bisogno di articolarsi e di espandersi in modi non coercitivi, e di rivolgersi al suo oggetto senza intromissioni o deviazioni. Le sue eventuali pause, fratture e intermittenze, riguardano lo svolgimento globale dell’affetto stesso e non devono essere imposte dall’esterno. Come sottolinea Jankélévitch nella sua appassionata fenomenologia dell’amore, questo sentimento per effondersi ha bisogno anche e soprattutto di intermittenze e di resistenze, di lontananze e di impedimenti, di quegli ostacoli che si frappongono; ma - alla luce del senso globale dell’intenzione amorosa (che per Jankélévitch è un impetus e ha le caratteristiche dello slancio bergsoniano) - gli ostacoli si capovolgono in organi, i "malgrado" diventano dei "poiché" e dei "grazie a", la negazione si pone al servizio della posizione, e questo ibrido "costituisce la vibrazione fondamentale dell’esistenza morale".

Anche la musica, nell’articolare le sue componenti espressive e affettive, ha bisogno di tempo, ha bisogno di preparare con dovuta pazienza e senso del pudore anche l’effusione sentimentale più smaccata, anche l’esplosione emotiva più dirompente, onde evitare il rischio di disperderne la portata drammatica.

Si pensi per esempio al tema centrale, fortemente passionale ed emotivamente caratterizzato, della Ballata n. 1 in Sol minore di Chopin (il II tema). Ascoltandolo nel suo isolamento, indipendentemente da come viene preparato e da ciò che consegue, esso appare quasi triviale o eccessivamente caricato, in ogni caso all’ascolto risulta diversamente connotato dal punto di vista affettivo rispetto al modo in cui Chopin lo contestualizza. (Esempio midi 1) Lo si ascolti invece anche solo in immediata successione all’episodio antecedente, caratterizzato da fratture e indecisioni agogiche, con quell’ossessiva e lancinante fissazione sull’accordo di settima diminuita su pedale di dominante che ne prepara l’esplosione: in tal modo apparirà in tutt’altra luce, sicuramente più tragica e disperata. (Esempio midi 2) E ancor di più, ovviamente, se lo si ascoltasse nel suo naturale contesto, ossia nel rapportarsi dialettico sia al primo tema, che è di tutt’altro carattere, sia alla sua prima apparizione, dove è solo accennato, come proveniente da una lontananza remota, e stenta ad imporsi per poi distendersi a poco a poco, timidamente e pudicamente, nella sua piena melodicità. (Esempio midi. 3)

 

Per concludere: nella forma e nella struttura musicale, quindi, gli affetti non vengono semplicemente trasposti o peggio imitati: degli affetti la musica riporta non l’esteriorità banale, la loro realtà oggettivata o il loro essere puro sfogo sentimentalistico, bensì la loro intrinseca dinamica, ossia ciò che nella vita morale li rende sinceri e autentici, e non delle pure manifestazioni di compiacimento. E parimenti, l’efficacia delle componenti tematiche e strutturali della musica, è in funzione del modo in cui queste vengono organizzate nel decorso temporale, del modo in cui vengono preparate, in cui vengono risolte e soprattutto del giusto momento in cui devono essere esposte nella loro pienezza, che è un momento la cui necessità può scaturire solo dalle potenzialità del materiale. Si può quindi dire che se da un lato l’arte musicale è legata imprescindibilmente e si arricchisce dei contenuti della vita affettiva, dall’altro quest’ultima trova nella musica le modalità più proprie della sua autentica esplicitazione, poiché rileva nel proprio svolgersi e nella propria dinamica un senso e una natura che sono profondamente temporali e musicali.

Carlo Migliaccio (Milano, 13-03-2002)
Intervento proposto al convegno "Musica e affettività"

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