Il mondo in cui Alcorn lavorava era quello della comunicazione di massa, un mondo regolato dai ritmi del commercio e dalle relative scadenze. Inoltre, era un mondo in cui l’artista traeva ispirazione da stimoli che erano quasi interamente generati dall’esterno. La natura e contenuto dell’incarico, sul quale il grafico aveva poco controllo, fornivano l’impeto creativo. Dovette fare affidamento proprio a questi stimoli esterni per quanto riguarda l’ispirazione; infatti, la stragrande maggioranza dell’arte che realizzò era concepita in diretta risposta a un incarico. I vincoli di tempo e quelli della produzione (a quei tempi, le possibilità dei processi di riproduzione con la gamma di colori completa erano rare e sporadiche) gli richiedevano di essere efficiente e pieno di risorse e di pensare concettualmente, ideando uno stile che si sarebbe rivelato così seducente da invogliare il pubblico a guardare le immagini ripetutamente.
Guardando alla produzione di Alcorn, particolarmente quella dei primi anni della sua carriera, si nota come l’ambiente che creò per la sua famiglia si riflesse nel suo lavoro. Il più ovvio e abbondante di questi riferimenti è l’omaggio a sua moglie Phyllis, la sua musa. La sua presenza nell’opera di Alcorn costituisce l’espressione più eloquente dell’unione tra arte e vita che coltivò così fermamente.