John Alcorn | Copertine
Una mostra virtuale dedicata all'artista grafico e illustratore americano John Alcorn, realizzata per il Centro Apice dell'Università degli Studi di Milano
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Quando iniziò a lavorare freelance nel 1956, Alcorn emerse come grafico e illustratore per le numerose copertine che realizzò per diversi editori della East Coast. Dalle sue prime bozze si nota lo sviluppo di uno linguaggio figurativo del tutto personale radicato nelle soluzioni astratte imparate a scuola, adattate per produrre effetti figurativi che alludevano al contenuto del libro.

È il caso di The Tight Corner, la storia del tragico inseguimento di un pugile, rappresentata attraverso la ripetizione di linee nere che ricordano un ring, al cui angolo si fa riferimento nel titolo. Le forme astratte, che appaiono solo nelle prime copertine realizzate prima del 1960, sono sempre utilizzate in termini di rappresentazione simbolica, come per il saggio di estetica Sight & Insight.

Più tardi Alcorn introdusse gradualmente una sensibilità più illustrativa, esplorata per la prima volta durante il periodo ai Push Pin Studios. L’influenza dei Push Pin si nota nel crescente uso dell’illustrazione in stratta connessione con la tipografia, riscontrabile in Bitter Lemons e in generale nel suo lavoro per la Dutton Paperbacks.

Compare anche in molte copertine quella precisa attenzione al dettaglio tipica dei suoi lavori nei primi anni ’60. In particolare, quelle per due titoli pubblicati da Simon & Schuster, per cui possiamo vedere i disegni originali: I Love Galesburg In The Springtime and Erasmus With Freckles.

Alcune copertine raffiguranti soli caratteri tipografici rivelano la futura direzione che Alcorn avrebbe preso di lì a poco. Una delle più originali è quella per A Life After Death, in cui caratteri e sfondo si alternano cromaticamente. Proprio nel 1964, infatti, Alcorn venne acclamato per il suo uso innovativo della tipografia.

Dalla metà degli anni ’60, insieme alla sua crescente sperimentazione con la pittura, le sue copertine diventarono stilisticamente più audaci e sempre più distintive. Dopo il primo viaggio in Italia nel 1969, inoltre, notiamo come il vocabolario di artista crebbe esponenzialmente, portando ad un uso sempre più abile del chiaroscuro. La sperimentazione creativa continuò in Italia con la rivoluzione Rizzoli.