John Alcorn | Libri per l’infanzia
Una mostra virtuale dedicata all'artista grafico e illustratore americano John Alcorn, realizzata per il Centro Apice dell'Università degli Studi di Milano
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Negli anni Sessanta Alcorn illustrò numerosi libri per l’infanzia nei quali dimostrò la sua indipendenza nel design e il suo distacco da mode e tendenze.

I primi libri sono particolarmente vicini alla sua produzione commerciale, da un punto di vista sia stilistico che tematico. Books! e The Abecedarian Book erano indirizzati ad adulti e bambini, ed erano legati in particolare all’interesse dell’artista per la tipografia, mentre le illustrazioni, molto ricche di dettagli, sono simili a quelle utilizzate nello stesso periodo nei suoi lavori freelance.

Più dichiaratamente indirizzati ai bambini sono i tre libri pubblicati da Al Hine – Where in the World Do You Live?, Money Round the World e A Letter to Anywhere. Questi libri esprimono la curiosità tipica dei bambini (il mondo, i soldi, i mezzi di comunicazione) attraverso una struttura narrativa circolare che mira a semplificare temi universali partendo dai fatti.

Insieme alla scrittrice di libri per l’infanzia Seslie Joslin, le cui storie a quell’epoca erano principalmente illustrate da Leonard Weisgard, Alcorn disegnò due libri per l’insegnamento delle lingue (francese e spagnolo) – La Petite Famille e La Fiesta – in cui le illustrazioni vanno di pari passo con il testo, introducendo gradualmente nuovi oggetti in una sequenza in stile cinematografico elementare ma molto efficace.

Il libro che segna l’apice di Alcorn nell’editoria per l’infanzia è Pochaontas in London. Questo libro, infatti, vinse il Premio “Critici in Erba” alla Sesta Fiera del Libro di Bologna nel 1969. Ottantatré libri vennero giudicati da una giuria di nove bambini che, secondo l’annuncio dell’editore, rimasero fortemente colpiti dallo stile innovativo di Alcorn e dal senso di movimento delle figure. Ogni parte del libro, a cominciare dagli splendidi colori della copertina, è in sé stesso un quadro variopinto con un’immediata attrattiva visiva.

Sull’onda del successo, il 1969 vide la pubblicazione del delizioso libro Never Make Fun of a Turtle, My Son, le cui illustrazioni stabiliscono una sorta di canone moderno per le filastrocche. Per queste illustrazioni, Alcorn si ispirò ai giochi all’aria aperta dei suoi figli nella loro casa a Ossning, New York, dove intrecciava il lavoro con una ricca vita famigliare.

Alcorn sarebbe tornato all’editoria per l’infanzia negli ultimi anni della sua carriera, questa volta in qualità di nonno, con una nuova sensibilità pittorica. L’occasione di questo ritorno fu data in parte dai cambiamenti nell’industria editoriale, che ora potevano permettere all’illustratore un prima inconcepibile uso delle tecnologie di stampa full-color. Questo sviluppo attraeva Alcorn, perché gli dava l’opportunità di superare i limiti di produzione imposti nei suoi precedenti incarichi di libri illustrati di tutti gli anni Sessanta, che lo avevano limitato all’uso di una ristretta gamma di colori piatti. Non vedeva l’ora specialmente di mostrare l’uso artistico di penna, inchiostro sepia e acquerello che aveva iniziato a sviluppare alla fine degli anni Ottanta e che ora adottava sempre più spesso.

Ci si può rendere conto di questo fascino da diverse tavole che avrebbero dovuto illustrare una storia di Arthur A. Levine ambientata in Russia all’inizio del XX secolo. Tenendo fede all’assetto narrativo con un approccio più sottile e suggestivo, Alcorn tira fuori una vena naturalistica ampia e di larghe vedute. Il suo ritratto del giovane protagonista è trattato con un simile calore umano e semplicità. I numerosi bozzetti preparatori che realizzò per la testa del ragazzo sono delicati, teneri e misteriosamente eterei: come risultato, possiedono una qualità simile a quelle delle fiabe.

Più intimamente legate alla vita privata di Alcorn sono le illustrazioni che creò per una storia per bambini scritta da suo figlio Kenneth, intitolata The Little Tree, di cui sono sopravvissute numerose versioni di una singola scena. La scena ritrae un bambino che spinge la sua slitta davanti ad una casa stilisticamente simile a quella ad Hamburg Cove, in Connecticut, dove Alcorn si era trasferito nel 1983. La precisione di questi sforzi ripetuti suggerisce che Alcorn era determinato a catturare un certo umore e una determinata atmosfera, come se fossero un ricordo lontano che in qualche modo eludevano la sua vista, così che ciò che emerge è simile ad un’apparizione evanescente, quasi un sogno. Queste immagini testimoniano la sua abilità di a tradurre esperienze intime in espressioni di gioia domestica universali e senza tempo.