John Alcorn | Fasi di lavorazione
Una mostra virtuale dedicata all'artista grafico e illustratore americano John Alcorn, realizzata per il Centro Apice dell'Università degli Studi di Milano
alcorn, john alcorn, artist, graphic, design, designer, grafica, illustration, illustrazione, università, milano, apice, mostra, mostra virtuale
20600
page,page-id-20600,page-child,parent-pageid-20123,page-template-default,ajax_updown_fade,page_not_loaded,,select-theme-ver-2.4,wpb-js-composer js-comp-ver-4.3.4,vc_responsive

Nonostante la routine di Alcorn fosse principalmente basata su scadenze molto ravvicinate, il suo approccio al lavoro non fu mai sbrigativo. Grazie al ricco materiale di archivio, si possono ripercorrere alcune delle fasi di lavorazione che attraversò. Prima bozza a matita, seconda, terza e altre bozze fino alla versione finale.

La ragione principale per cui Alcorn faceva così tante bozze per raggiungere la versione definitiva di ogni compito era il rapporto con i clienti. Siccome la maggior parte dei suoi lavori si svolgeva su commissione, il suo successo dipendeva dalla soddisfazione del cliente. Una quantità di corrispondenze testimoniano quanto poteva essere complesso interpretare i pensieri del cliente e assecondare i loro gusti.

La chiave nel lavoro di Alcorn era il suo perfezionismo, che gli permise di immaginare differenti punti di vista e anticipare ogni obiezione creando una varietà di soluzioni personalizzate con cura. Infatti, siccome credeva nell’idea di progresso nell’arte, era il peggior critico di sé stesso ed era raramente soddisfatto delle sue opere. Questo lo portò ad andare al di là delle richieste di un incarico e di eseguire più versioni alternative ugualmente ambiziose per ogni immagine.

Il contrasto tra gli studi preparatori che Alcorn eseguì per l’annuncio pubblicitario per Agnotti Thomas Hedge e la versione finale che poi venne pubblicata, illustra le richieste creative e i vincoli che gli venivano imposti come artista commerciale. Una grande pila di disegni preparatori e di fax è sopravvissuta e riporta ancora una serie di annotazioni dell’art director: “Il muso del cane va bene”, “le zampe potrebbero essere più lontane” e “gli occhi devono guardare verso il basso”, eccetera.

I numerosi schizzi preparatori per Pepsi mostrano un modello di famiglia italiana ritratta in una varietà di situazioni tipiche. Il lavoro era delicato e particolarmente attraente per Alcorn perché a quell’epoca Pepsi era un nuovo tipo di bevanda in Italia, e come tale doveva inserirsi in un mercato molto tradizionalista, che racchiudeva abitudini alimentari ben radicate in cui antichi rituali sociali si mescolavano con quelli nuovi.

Dai disegni preparatori di alcune custodie di dischi che Alcorn realizzò per CBS alla fine degli anni Settanta, si ricava un intrigante esempio della sua sensibilità nell’adattare il lavoro al contesto. La copertina di Souvenir de Florence di Tchaikovsky mostra una visione originale del duomo di Brunelleschi che diventa più grande dalla prima bozza alla versione finale. Per il pubblico americano, la prima soluzione sarebbe forse risultata troppo esoterica, dato che il simbolo di Firenze non sarebbe stato così familiare come lo era per Alcorn, e perciò, nel disegno successivo e nella copertina finale, la cupola del duomo crebbe di dimensioni fino a schiacciare l’ambiente intimo in cui si trovava.