John Alcorn | Rivoluzione Rizzoli
Una mostra virtuale dedicata all'artista grafico e illustratore americano John Alcorn, realizzata per il Centro Apice dell'Università degli Studi di Milano
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Quando Alcorn iniziò a lavorare per la casa editrice Rizzoli nel 1973, gli venne chiesto di ridisegnare la presentazione della collana economica. Incaricato da Mario Spagnol, che aveva conosciuto l’anno prima alla Mondadori, Alcorn aveva esattamente quello che ci voleva per questo incarico stimolante. Non solo era un noto designer professionista e illustratore, ma con il suo marchio personale del Push Pin Syle, che era considerato il più innovativo nella comunicazione pubblicitaria, rappresentava qualcosa di nuovo in Italia.

Per Alcorn, l’occasione di ridisegnare completamente una delle più importanti case editrici italiane, essendo in linea con il gusto estetico di Spagnol e con la sua passione per le arti figurative, era il lavoro ideale.

I libri Rizzoli che stava per trasformare venivano pubblicati in due versioni principali: la copertina identica, monocroma dell’originale collana economica BUR (Biblioteca Universale Rizzoli), lanciata nel 1949 e sospesa negli anni ’60, e le edizioni a copertina rigida con le grafiche di Mario Degrada. Affidare il compito ad Alcorn significava non solo spazzare via le soluzioni precedenti: era una revisione totale, in contrasto con la tradizione del più sobrio design italiano.

Con Alcorn, le librerie italiane diventarono popolate di caratteri e composizioni che riflettevano il suo ampio e vario spettro stilistico. Colori, stili, riferimenti a strisce e fumetti pop venivano utilizzate per unire insieme selezioni estremamente varie di titoli e autori, da Achille Campanile a Saul Bellow. Soluzioni più atmosferiche create in acquerello venivano scelte per alcuni autori come Carlo Cassola, insieme a visuali evocative e ritratti della società italiana contemporanea come nella copertina per Ritratto di provincia in rosso di Paolo Levi.

Tipico dell’opera di Alcorn erano anche certe soluzioni puramente grafiche e tipografiche, create utilizzando nient’altro che lettering disegnati interamente da lui stesso: usando carta da pacchi e lasciandone vedere deliberatamente la texture – per Radici – o animando i caratteri, come per l’edizione italiana di La Colazione dei Campioni, o per A e B di Giorgio Manganelli.

Una volta ricevuta la commissione per una nuova copertina, Alcorn disegnava la sua idea iniziale a matita su carta pergamena, per poi sviluppare l’idea finale direttamente in acquarello su un involucro trasparente. Poi inviava via posta il materiale originale dell’illustrazione definitiva alla casa editrice. Grazie al suo rapporto diretto con l’editore, Spagnol, questa proposta veniva generalmente accettata incondizionatamente.

Tuttavia, se la prima proposta non risultava soddisfacente, Alcorn passava molto tempo cercando di trovare il giusto approccio visivo: come nel caso di L’amore lungo di Carlo Castellaneta, che risolse raffigurando la penisola italiana come un letto di prostituta in una composizione piena di riferimenti artistici, da Magritte a De Chirico.

Per la collana economica BUR, Alcorn disegnò una serie che era chiaramente identificabile e distinta dalla collana Rizzoli a copertina rigida, attraverso uno stile grafico seriale ricco in connotazioni visive e cromatiche. Qui Alcorn mise in gioco tutta la sua virtuosità di inventore visivo, prima attraverso l’elaborazione di una serie di modelli grafici che consistevano in cornici ornamentali ed elementi tipografici, poi con la creazione di piccole illustrazioni a china: queste venivano accese al momento della stampa dall’utilizzo decisamente moderno di combinazioni cromatiche. I dodici volumi dei racconti di Anton Checkov sono deliberatamente seriali; per essi, Alcorn disegnò moderne icone ispirate ai personaggi degli autori russi, giustapposti su un titolo bianco austero e fisso.