Matteo Pennese

Recensione de 'Il suono virtuale.Teoria e pratica di Csound", di R. Bianchini e A. Cipriani, Edizioni ConTempo, 1998


Tecnologia e musica

L'impatto con la tecnologia ha provocato il più radicale sconvolgimento della musica del XX secolo. Ne è sorta una nuova poetica sonora, che ha imposto una riformulazione del pensiero musicale. La prima conseguenza deducibile è senza dubbio un'attenzione verso forme acustiche instabili, ovvero transitori d'attacco e d'estinzione, microvariazioni interne alle evenienze sonore, fluttuazioni instabili delle dinamiche e quant'altro. In altre parole, tutto ciò che la liuteria classica aveva inibito o quantomeno controllato.

Nel Novecento le categorie della riflessione musicale si correlano strettamente con quelle del pensiero scientifico, deducendosi tre fasi che individuano a loro volta tre tipologie di tecniche.

La prima riguarda i procedimenti della musica su nastro, ancora limitati nelle loro possibilità d'intervento e fondati su di una conoscenza approssimativa dei fenomeni sonori, classificati secondo valutazioni puramente qualitative a livello sensoriale - limiti di conoscenza che naturalmente non hanno impedito la nascita di capolavori quali 'Kontakte' di Karlheinz Stockhausen.

Ad essa fa seguito la fase della sintesi analogica, ovvero l'utilizzo delle tecniche di tensione controllata e che trova nel sintetizzatore la realizzazione di una nuova tipologia di liuteria strumentale.

Giungiamo infine al terzo ed ultimo periodo, ovvero quello marcato dalla sintesi numerica, il cui inizio è in particolare individuabile nelle ricerche e nelle opere John M. Chowning e di Jean-Claude Risset. La digitalizzazione del suono ha avuto un impatto conoscitivo enorme per l'intelligenza del fenomeno sonoro. La possibilità di ricavarne lo scheletro numerico permise la rimozione di quegli ostacoli analitici che erano propri della trascrizione analogica del segnale ed ha favorito la crescita di una nuova interdisciplinarità. Fisica acustica, psicoacustica, cibernetica, informatica e teorie di elaborazione del segnale si alleano per raffinare l'arte dell'elaborazione numerica degli oggetti musicali.

Prima dell'avvento del suono digitale, gli studi scientifici si basavano sull'ascolto di suoni isolati da cui trarne i parametri fisici, e normalmente consistevano in suoni semplici quali sinusoidi o bande di rumore. Ma la realtà dell'ascolto riguarda il fenomeno dei suoni complessi, in realtà ignorati dai manuali di acustica classica.

Dopo Fourier ed Helmoltz si supponeva che fosse lo spettro a determinare il timbro specifico di ogni strumento, accordandosi alla distribuzione dell'energia spettrale un valore discriminante. La sintesi numerica ha posto due nuove coordinate conoscitive di fondamentale importanza: innanzitutto la deducibilità del timbro dalle diverse relazioni funzionali fra i parametri acustici in evoluzione. In altre parole si passa da una concezione irrigidita e cristallizzata del suono ad una sua riformulazione qualitativa nella nozione di 'campo d'energia'.

Il secondo fondamentale apporto della sintesi numerica è quello di aver attribuito una portata strutturale prima inconcepibile al fenomeno acustico del rumore, la cui funzione si scopre essere quella di valore differenziale di una struttura acustica.

Csound e 'Il suono virtuale'

Le prime esperienze nell'ambito della musica digitale iniziarono nel 1957 ai Bell Telephone Laboratories. Il primo programma musicale - significativamente chiamato Music I - fu concepito da Max V. Mathews ed era in grado di generare una sola onda sonora, un triangolo equilatero. Ad esso seguì Music II (1958) e Music III (1960). Da quest'ultimo discese infine una intera famiglia di programmi di sintesi basati sul concetto di unit generators, vale a dire una operatività basata su moduli di generazione ed elaborazione del segnale (oscillatori, filtri, etc.) che fra loro interconnessi creano strumenti di sintesi per la generazione di nuovi suoni.

Tale famiglia è inquadrabile sotto il nome di 'Linguaggi Music N', di cui fa parte Csound, ad oggi il più conosciuto ed usato linguaggio di sintesi numerica.

Nato negli studi del M.I.T. (Massachusetts Institute of Technology) per opera di Barry Vercoe, si è imposto come lo standard per la computer music grazie alla sua affidabilità e alla sua portabilità su tutte le piattaforme informatiche più conosciute.

Scritto nel linguaggio di programmazione denominato C (da qui il nome del programma), è un software cosiddetto di pubblico dominio, per cui chiunque sia in grado può apportare cambiamenti, miglioramenti, personalizzazioni o contributi al programma stesso. Ciò ha garantito nel corso degli anni non solo una sempre maggiore robustezza implementativa ma pure il fiorire di una vera e propria letteratura al riguardo. In tal senso si inserisce il libro 'Il suono virtuale' di Riccardo Bianchini e Alessandro Cipriani edito dalla ConTempo. Il volume - che in particolare prende in considerazione le versioni per PC e Mac - accompagna il lettore attraverso un percorso che progredisce fino ad un buon livello di complessità. Anche se edito nel 1998, il contributo di Bianchini e Cipriani non ha certo perso in attualità. Innanzitutto si tratta dell'unica pubblicazione in lingua italiana che tratta l'argomento con una certa completezza e profondità. E poi la trattazione è svolta molto bene. Pregio quest'ultimo non da poco non solo per il valore in sé, ma anche perché ha ordinato una materia altrimenti disorganica e frammentata fra gli innumerevoli contributi di musicisti e ricercatori che operano con Csound nel mondo. Questo programma, sia detto chiaramente, non è né semplice né intuitivo. Si tratta di un software che opera - come si dice tecnicamente - a basso livello; ovvero l'utente deve essere in grado di programmare gli algoritmi che daranno vita al nuovo esperimento sonoro, determinando i comportamenti di tutti i singoli parametri. Non si è naturalmente costretti a conoscere il linguaggio motore di Csound - vale a dire il C - ma ciò non toglie che la sintassi sia comunque piuttosto complessa. Occorre dunque imparare il cosiddetto score language, e cioè il linguaggio che definisce una sintassi per utilizzare gli strumenti che genereranno i suoni.

'Il suono virtuale' affronta con grande chiarezza la sintassi di CSound e con profondità d'intenti conduce il lettore allo studio di raffinate tecniche di sintesi ed approfondimenti specifici svolti in contributi di esterni. In definitiva un ottimo lavoro e utile - grazie alla sua chiara didatticità - non solo al musicista o al ricercatore di informatica musicale, ma a chiunque sia interessato a conoscere l'ambiente operativo entro cui si muove chiunque abbia a che fare con la sintesi del suono. Tenendo conto che la conoscenza e l'utilizzo di una tecnica comporta una riformulazione del pensiero, potrebbero leggersi con maggiore consapevolezza certe pagine più o meno recenti della musica sperimentale, non obbligatoriamente legate all'utilizzo dell'elettronica. Per fare un solo esempio, la lettura del volume indubbiamente consentirebbe una maggiore conoscenza dei procedimenti compositivi degli 'spettrali' francesi, Dufourt, Grisey e Murail per intenderci.

Un unico appunto; non vi è alcun approfondimento riguardo alla spazializzazione, ovvero al movimento dei suoni nello spazio. Naturalmente si tratta di un ambito diverso rispetto alla generazione pura dei suoni, tuttavia è talmente fisiologico alla musica elettronica che una sua mancata trattazione si avverte in modo particolare.

Per finire, al volume è allegato un cd con il programma per le varie piattaforme (le versioni risultano comunque essere superate) e gli strumenti illustrati nella trattazione, evitando così una noiosa ricopiatura per le verifiche e gli esercizi.

Matteo Pennese


Per chi volesse approfondire lo studio di Csound ecco alcune indicazioni utili:

  • è recentemente uscito presso la MIT Press 'The Csound Book - Perspectives in Software Synthesis, Sound Design, Signal Processing,and Programming', in cui è presente anche un contributo di Riccardo Bianchini. È una pubblicazione da tempo attesa e che probabilmente si porrà come riferimento per lo studio di Csound. Per ulteriori informazioni: http://www.csounds.com/book/index.html


  • Csound Front Page: la pagina web ufficiale dedicata a Csound -e dove si possono trovare le versioni più recenti e multipiattaforma del programma-: http://mitpress.mit.edu/e-books/csound/frontpage.html

  • Da qualche mese è uscito un catalogo in CD-Rom di strumenti e utilità per Csound, Acquistabile on-line all'indirizzo http://www.csounds.com/catalog/index.html come allegato del volume "The Csound Book".

  • È da poco attivo un nuovo sito totalmente dedicato a CSound: http://www.csounds.com

  • Esiste una rivista mensile 'CSound Magazine' rintracciabile all'indirizzo web http://www.csounds.com/ezine/

  • Più in generale, per chi volesse avere una conoscenza più generale sui principi acustici del fenomeno sonoro e sull'informatica musicale, si consiglia 'The Computer Music Tutorial', Curtis Roads, MIT Press, 1997, di non facilissimo reperimento ma comunque ordinabile presso la libreria on-line http://www.amazon.com

 

indietro