2.  La partizione degli intervalli primitivi come metodo per la formazione di una «scala universale»


Con tutto ciò non abbiamo ancora speso nemmeno una parola intorno al metodo per produrre una partizione fine dell’ottava secondo il progetto precedentemente enunciato. La verità è che se ci attenessimo strettamente ai testi di Daniélou, difficilmente potremmo ottenere qualche indicazione soddisfacente proprio sotto il profilo metodico. Se si è interessati, come noi siamo, più che ai risultati, alle ragioni che conducono ad essi, ci si trova indubbiamente di fronte ad esposizioni che non aiutano ad individuarle con chiarezza. I preliminari sono ben pochi e ci si trova troppo presto di fronte a conteggi ed a tabelle. Eppure, a mio avviso, è possibile almeno ipoteticamente, ma con buon fondamento, ricostruire un percorso che è particolarmente significativo proprio nel modo in cui si dipana. A questo tentativo di ricostruzione vogliamo ora dedicarci, sottolineando due volte il fatto che esso non si trova tal quale nei testi di Daniélou ma che si tratta di una ipotesi interpretativa tutta nostra.

Anzitutto è stato escluso il ricorso agli armonici; ma le ultime considerazioni fanno presagire anche qualche dubbio in rapporto al ciclo delle quinte. Anche attraverso il ciclo delle quinte è possibile ottenere una partizione fine dell’ottava. Come vedremo subito, questa possibilità è destinata ad assolvere una funzione importantissima nell’impostazione di Daniélou, ma non come «via maestra» e nemmeno come via da percorrere fin dall’inizio. Questo per la ragione che abbiamo già segnalato nelle nostre ultime considerazioni: dal punto di vista musicale il ciclo delle quinte è collegato ai metodi di accordatura che possono essere sospettati di introdurre un elemento di artificiosità (rammentiamo che lo strumento, rispetto alla voce, è esso stesso un artificio); inoltre essi conferiscono particolare importanza alla quinta, importanza che viene confermata dal riferimento agli armonici. Ma vi è anche una ragione di ordine generale, che peraltro rappresenta uno dei motivi di forte tensione all’interno dell’impostazione di Daniélou. Dobbiamo notare che, almeno stando alle prime apparenze, mentre Daniélou non ama una fondazione fisica, così anche sembra prendere le distanze da procedure di derivazione puramente matematica. Cosicché il ciclo delle quinte, pur essendo per un verso in stretta connessione con la pratica musicale attraverso le tecniche di accordatura, per un altro verso assomiglia ad una procedura di puro calcolo matematico, trattandosi dell’applicazione di una inflessibile procedura ricorsiva. È certo in ogni caso che in Daniélou vi sia un forte interesse empirico, strettamente legato alle problematica della conoscenza della musica extra-europea e della sua trascrizione e riproduzione corretta.

In particolare, quella che proporrei come prima via verso la partizione dell’ottava potrebbe essere considerata come una via del tutto empirica: se vogliamo stare dalla parte dei musicisti dobbiamo andare a vedere gli intervalli che essi utilizzano, cercando poi di realizzare una partizione che segua un metodo che non si distanzi troppo dalla pratica musicale diretta. Ciò è presto detto, ma tutt’altro che facile da farsi e soprattutto non è facile da farsi senza qualche assunzione pregiudiziale. Ad esempio, non avrebbe affatto senso prendere in considerazione tutti i tipi di intervalli utilizzati: questo sarebbe un compito indeterminato. Ed anche un catalogo di intervalli molto ampio sarebbe insignificante se non fosse realizzato seguendo qualche idea-guida.

Piuttosto che girovagare tra una infinità di intervalli possibili, si tratta come primo passo di identificare delle ricorrenze, delle costanze intervallari che si presentano in linguaggi musicali evoluti. Daniélou pensa prevalentemente oltre che alla tradizione europea precedente all’era del temperamento, alla cultura indiana, araba, cinese e giapponese. E ritiene di poter individuare grandezze intervallari che presentandosi in culture musicali differenti con grandezze sostanzialmente omogenee meritino di essere considerate come «primitive» al fine dell’identificazione di una partizione di base.

Si tratta degli intervalli che potremmo indicare con Tono Grande, Tono Piccolo e Semitono Grande. È peraltro sottinteso che la loro presenza in pratiche musicale differenti rappresenta un indizio forte, se non una garanzia della loro «naturalità».

Queste designazioni sono accompagnate da una precisa indicazione quantitativa in termini di rapporto. Il Tono Grande (TG) viene indicato con il rapporto di 9/8 che è l’antica proporzione pitagorica corrispondente a 204 cents, e quindi un po’ più grande del tono temperato. Il Tono Piccolo (TP) è indicato con il rapporto di 10/9 corrispondente a 182 cents e quindi un po’ più piccolo del tono temperato; infine il Semitono Grande (STG) è indicato con il rapporto di 16/15, corrispondente a 112 cents, e quindi un po più grande del semitono temperato. Naturalmente, mentre abbiamo appena detto che la loro presenza sarebbe attestata in pratiche musicali differenti, non possiamo evitare di sottolineare che si tratta ad ogni buon conto di intervalli ben noti anzitutto alla pratica musicale di tradizione europea.

Il termine di intervalli primitivi che adottiamo attinge naturalmente il suo senso solo all’interno dei nostri scopi. A mio avviso, nello spirito di Daniélou, essi vengono proposti anzitutto come un reperto empirico. È possibile ora proporre una partizione del Tono Grande, che si serva sia degli altri due intervalli primitivi (che sono «contenuti» in esso) sia di intervalli ottenibili come differenze tra intervalli e che potremmo chiamare perciò intervalli differenziali. Si tratta in particolare del comma (cma), del limma (lma) e del semitono piccolo (stp)- secondo terminologie e valori anch’essi ben noti nella tradizione europea. In particolare con comma viene assunto il rapporto 81/80 (ottenibile come differenza tra TG e TP, pari a 22 cents) e con semitono piccolo il rapporto 25/24 (differenza tra TP e STG pari a 70 cents). Come limma viene indicato il rapporto pitagorico 256/243 (differenza tra quarta e ditono pitagorico, pari a 90 cents) [15] . Per quanto riguarda ciò che Daniélou chiama doppio comma, non possiamo far altro che prendere atto di due possibili misure, una che corrisponde a (81/80) (43 cents) ed un’altra che corrisponde a 128/125 (41 cents) (caratterizzeremo quest’ultima con 2cma). Di questa differenza, per quanto minima, è necessario tener conto nell’effettuare i calcoli.

Fatte queste premesse la divisione proposta da Daniélou del Tono grande che contiene implicitamente anche la divisione degli altri intervalli primitivi risulta essere la seguente:

La parte superiore del grafico illustra la suddivisione degli intervalli primitivi realizzata contrassegnando dei punti all’interno dell’intervallo che «distano» dall’uno o dall’altro estremo di un intervallo differenziale secondo un’ordine di simmetria speculare [16] . Per ciò che riguarda l’aspetto calcolistico tuttavia conviene far riferimento alla parte inferiore che integra nello schema il semitono grande e il tono piccolo. Risulta allora la seguente partizione del TG, e conseguentemente del TP e del STG, che qui proponiamo per chiarezza e semplicità in cents:

TG = 22, 41, 70, 90, 112, 134, 161, 182, 204

TP = 22, 41, 70, 90, 112, 134, 161, 182

STG = 22, 41, 70, 90, 112

Le differenze tra intervallo e intervallo risultano essere allora le seguenti:

TG = 22, 19, 29, 20, 22, 22, 27, 21, 22

TP = 22, 19, 29, 20, 22, 22, 27, 21

STG = 22, 19, 29, 20, 22

Si tratta di divisioni ineguali in cui in ogni caso prevale il «comma» (usando questo termine in senso abbastanza ampio da comprendere intervalli compresi tra 19 e 24 cents), con «buchi» (disgiunzioni) ovvero intervalli un po’ più ampi contrassegnati con un asterisco nel nostro grafico - due nel Tono Grande e nel Tono piccolo ed uno nel Semitono Grande [17] . Si tratta dunque di una divisione relativamente omogenea, anche se non costituita di parti eguali.

Il passo seguente alla partizione degli intervalli primitivi richiede una seconda importante assunzione. Come in precedenza abbiamo scelto tre intervalli a titolo di intervalli primitivi su cui operare la partizione, così ora dobbiamo scegliere una scala-tipo in cui questi intervalli sono organizzati. La scala-tipo scelta da Daniélou prevede tre Toni Grandi, due Piccoli e due Semitoni grandi - che è in realtà non è altro che la scala zarliniana.

TG TP STG TG TP TG STG

Daniélou ne parla come «scala diatonica naturale» o «scala delle proporzioni» «considerata come la scala fondamentale della musica europea» [18]. Poiché questa scala copre tutta l’ottava e poiché ogni intervallo che compare in essa è stato già suddiviso, la partizione completa dell’ottava è ormai diventata cosa ovvia. Il numero delle parti dipende dalle partizioni dei singoli intervalli, ovvero 9, 8 e 5 rispettivamente per il TG, il TP e STG. Di conseguenza, facendo le somme, arriviamo al numero 53. Quanto alla distribuzione degli intervalli essa risulta dalla distribuzione delle parti negli intervalli primitivi nella scala-tipo.

«Scala universale dei suoni» ottenuta mediante partizione degli intervalli primitivi

Distanza tra un grado e l’altro:

22, 19, 29, 20, 22, 22, 27, 21, 22, 22, 19, 29, 20, 22, 22, 27, 21, 22, 19, 29, 20, 22, 22, 19, 29, 20, 22, 22, 27, 21, 22, 22, 19, 29, 20, 22, 22, 27, 21, 22, 19, 29, 20, 22, 22, 27, 21, 22, 22, 19, 29, 20, 22

Distanza dalla fondamentale:

22, 41, 70, 90, 112, 134, 161, 182, 204, 226, 245, 274, 294, 316, 338, 365, 386, 408, 427, 456, 476, 498, 520, 539, 568, 588, 610, 632, 659, 680, 702, 724, 743, 772, 792, 814, 836, 863, 884, 906, 925, 954, 974, 996, 1018, 1045, 1066, 1088, 1110, 1129, 1158, 1178, 1200

Ecco dunque quello che, a nostro avviso, è un primo percorso che conduce alla «scala di Daniélou», cioè alla scala divisa in 53 intervalli. Essa viene chiamata in vari modi: semplicemente scala dei suoni, oppure scala armonica, scala modale [19] , scala degli intervalli; ed anche scala universale delle misure e scala universale dei suoni [20] . Come si vede, non interviene nessuna considerazione sul ciclo delle quinte; ed inoltre va notato che non è l’ottava l’oggetto vero e proprio della partizione, ma piuttosto intervalli che non appartengono alla sua articolazione fondamentale in quinta e quarta. È poi indispensabile assumere un modello di distribuzione degli intervalli primitivi nell’ottava, e quindi un modello diatonico della sua partizione. Il punto di vista dominante è manifestamente un punto di vista discretistico, e ciò è naturalmente più che confermato dall’idea di determinare gli intervalli fino all’ultimo cent. Più precisamente, diciamo subito che in Daniélou non di rado accade di imbattersi in impieghi del tutto disinvolti di tolleranze ed arrotondamenti anche piuttosto vistosi: e tuttavia il profilo teorico del suo discorso è dato soprattutto dall’accanimento verso la determinazione esatta degli intervalli. Non è probabilmente sbagliato vedere in questa passione calcolatoria e misurativa un tratto caratteristicamente «europeo», nonostante i numerosi riferimenti indianistici. La quantificazione esatta del piccolo intervallo, ed in generale un punto di vista che non riesce a cogliere la presenza della continuità come fattore espressivo mi sembra quanto mai lontano dallo spirito della musica indiana.

Ma prima di tirare le fila e di tentare una nostra valutazione abbiamo ancora una strada piuttosto lunga da compiere. Anzitutto sono necessarie alcune precisazioni. Abbiamo detto che la scala che abbiamo or ora ottenuta viene chiamata da Daniélou anche scala armonica. Quest’ultimo termine non ha nulla o quasi nulla a che vedere con il significato musicale corrente della parola armonia, con i suoi rimandi alla dimensione delle consonanze e degli accordi. È anzi da sottolineare che non viene fatta nessuna considerazione e nessun impiego dei rapporti consonantici - questi non intervengono in nessun modo nel determinare la partizione dell’ottava. La parola «armonia» rimanda piuttosto ad un uso antico, ad un uso greco quando con questa parola si intenda una struttura intervallare ben disposta, bene ordinata, in cui ogni elemento si innesta nell’altro come parte di un tutto - un ordinamento «armonioso» dunque [21] .L’aggettivo «modale» che talvolta, anche se più di rado, viene utilizzato da Daniélou per caratterizzare questa scala, potrebbe sembrare alquanto improprio e soltanto indicativo dell’interesse verso la modalità che orienta nell’insieme tutta questa problematica, ma forse vi è per esso una spiegazione più sottile, che vedremo tra breve. Daniélou evita invece di parlare di scala cromatica, come avrebbe potuto essere tentato di fare.

Molti dubbi possono essere sollevati sul fatto di parlare di scala. Naturalmente è possibile realizzare una simile successione di suoni scalarmente ordinati. Ma, dal punto di vista di Daniélou, si tratta di una partizione dell’ottava che è una pura costruzione teorica priva di carattere musicale diretto. Essa intende presentare uno schema generale ed assoluto a cui riportare le scale effettivamente usate - e che consente di valutare il loro grado di naturalità o di artificialità. Possiamo concepire le scale come regoli graduati - dove le lineette dei gradi contraddistinguono gli intervalli. Una scala sarà da considerarsi «naturale» se tutti i suoi intervalli coincidono con alcune delle 53 lineette della «scala armonica». Si comprende subito allora che la divisione è abbastanza fine da legittimare una enorme quantità di strutture scalari, e tuttavia la scala armonica non giustificherà affatto tutte le scale possibili o tutte le scale musicalmente impiegate. Vi saranno scale le cui lineette coincideranno solo in parte oppure per nulla affatto con le lineette della scala armonica - e tra queste vi è la naturalmente la nostra scala temperata.

 


Note

[15] Il comma e il semitono piccolo derivano direttamente da differenze che interessano quegli intervalli che abbiamo chiamati primitivi. Anche il limma potrebbe essere introdotto usando questi intervalli, e precisamente come differenza tra tono grande e semitono grande ottenendo in tal caso un valore in rapporto pari a 135/128 (92 cents). Daniélou segnala anche questo rapporto, ma si serve nella suddivisione degli intervalli «primitivi» del rapporto 256/243 (90 cents).
[16] Secondo questo tipo di divisione anche il tono piccolo e il semitono vengono ripartiti simmetricamente (Cfr. Introduction, p. 43).

[17] Viene proposta anche una suddivisione delle disgiunzioni in due parti, ma di essa poi non si tiene conto nella numerazione dei gradi della scala universale.
[18] A. Daniélou, Traité de musicologie comparé, Herman, Parigi 1959, p. 59. (Abbr. Musicologie). Questo libro è in realtà un rimaneggiamento di Introduction.
[19] Introduction, pp. 229, 153.
[20] Musicologie, pp. 59, 60, 166. A p. 172 si parla anche di «divisione proporzionale dell’ottava».
[21] Talora Daniélou usa il termine di «armonia» (harmonie) per indicare «les rapports agréables des sons», Sémantique Musicale, Essai de psychophysiologie auditive, Hermann, Paris 1967 (I ed.) e 1978 (II ed.) p. 24. Abbr. Sémantique. Le citazioni sono tratte dalla seconda edizione.

 

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