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Ricerche >>> Dati telerilevati e fotointerpretazione

L'analisi fisiografica del territorio a media scala, utile a determinare i caratteri generali dell'intera area in esame, si è avvalsa di immagini Landsat, ASTER e Corona. Le prime, grazie alla multispettralità che offre bande acquisite con lunghezze d'onda non visibili all'occhio umano, permettono di individuare particolari elementi come sedimenti fini dei depositi paleolacustri e alluvionali. La immagini Corona, invece, essendo state acquisite intorno agli anni '60, consentono di osservare particolari in seguito cancellati dai seppur scarsi interventi antropici.

Di notevole utilità e anche l'analisi dei modelli digitali di terreno (in questo caso DEM SRTM) che ben mostrano la morfologia generale del terretorio e da cui è possibile estrarre le principali linee di drenaggio probabilmente attive in epoche passate con clima più umido.

Per zone di particolare interesse e di limitata estensione sono state esaminate immagini satellitari ad alta risoluzione ovvero immagini Ikonos per l'area di Sebkhat al Mu e Quickbird, consultabili mediante l'applicazione GoogleEarth, per i rilievi a sud.ovest di Palmira.
Ai bordi meridionale di Sebkhat al Mu la banda pancromatica dei dati Ikonos (con risoluzione a terra pari a 1 m), oltre a mostrare con elevato dettaglio le caratteristiche geomorfologiche della sebka, ha consentito l'osservazione di resti di edifici risalenti al periodo bizantino ed una struttura quadrata con perimetro costituito da un terrapieno posto a difesa di un pozzo.

L’osservazione di immagini Quickbird (con risoluzione a terra di 70 cm nella banda pancromatica) ha permesso lo studio di una area campione di quasi 500 Kmq in corrispondenza dei rilievi che si allungano a sud-ovest di Palmira. L’ambiente costituito da una steppa arida, priva di cperture vegetali significative, ma anche di depositi eolici recenti offre condizioni di elevata visibilità delle forme superficiali e permette facilmente di identificare le strutture di origine antropica. Sono state così identificate in una prima analisi numerose strutture murarie localizzate prevalentemente in corrispondenza della dorsale montuosa del Jabal an Niqniqyah che da Palmira si allunga verso sud-ovet.
Sono stati identificati circa cinquecento recinti di pietra con diametro variabile fra alcuni e 50 metri, singoli o a gruppi corrispondenti a tracce di accampamenti pastorali non attuali, situati prevalentemente nella parte più alta del pediment, alla base dei rilievi rocciosi.
Sono ben evidenti le strutture dei castelli medievali, Ad esempio quelli a pianta quadrata di Khan el-Hallabat e Khan el-Qattar ed altri siti murati ed altre strutture murate attribuibili a caravan serragli.
Particolare rilievo hanno i “desert kites” strutture circolari (con diametro fino a settecento metri) con piccole absidi e lunghi muri che da esse si dipartono divaricandosi.
Sono poi stati osservati almeno 8 tumuli monumentali con diametri fino a 40 m e circa duecento strutture di più piccole dimensioni (potrebbe trattarsi di pozzi o piccoli tumuli) di incerta attribuzione.


Khan el-Hallabat


Desert kite


Tumulo monumentale

Questi dati testimoniano un paesaggio archeologico caratterizzato una frequentazione molto intensa ed insospettata per aree remote e desertiche distribuita su di un lungo periodo che va dal mesolitico all’età moderna Un accurato lavoro di terreno è necessario per datare e contestualizzare dal punto di vista paleoambientale quanto osservato sulle foto da satellite.