4. Digressione neopitagorica e la mente come calcolatore


Il tentativo di tenere insieme aritmetismo e naturalismo psico-fisiologico è realizzato da Daniélou soprattutto nella Semantica musicale. L’idea dell’essenza numerica del reale viene elaborata qui in primo luogo dal punto di vista soggettivo, cioè dal lato della ricezione e dell’elaborazione dei dati percettivi [28] . La forma numerica dà la sua impronta ai nostri processi mentali: questa idea che ha radici così antiche si incontra inaspettatamente - e vorremmo quasi dire nello stesso tempo genialmente e ingenuamente - con la «scienza del calcolatore», con la «cibernetica». Questo libro contiene in effetti una grande quantità di citazioni di Norbert Wiener e di altri autori dello stesso ambito. Di qui deriva l’idea principale, sulla quale ha lavorato la psicologia cognitiva, secondo la quale il calcolatore può rappresentare una sorta di modello per lo studio dei processi mentali: «Il nostro apparato mentale funziona come una macchina da calcolo...» [29]- Daniélou ripete più volte; ma derivano di qui anche le idee-guida che gli consentono di fornire un’impostazione della propria problematica in un quadro di insieme. In particolare l’idea che nella mente (memoria) vi siano delle «figure-tipo» (patterns) e che la percezione consti di continui «ritorni» (feedbacks) ad esse come norme a cui confrontare il materiale percepito [30] . Ecco allora che, per quanto riguarda il nostro problema, gli intervalli percepiti sono costantemente riportati a modelli interni e viene sempre effettuato il tentativo di farli coincidere con essi, cosa che costa più o meno sforzo a seconda della prossimità o della distanza degli intervalli uditi rispetto ai modelli. Qui si risente aria di platonismo. Le figure-tipo sono in effetti come le idee di Platone a cui i materiali empirici vengono commisurati e interpretati. Attraverso un cerchio impreciso della percezione intravediamo il cerchio ideale di cui parla la geometria.

Ma come sono costituiti questi intervalli ideali che fungono da modelli? Il richiamo al calcolatore serve a Daniélou per dar corpo a qualcosa di simile ad una teoria. Ciò da cui egli è colpito è il fatto che i calcoli effettuati dal calcolatore, sono fondati su un sistema numerico peculiare che, in luogo di essere, come quello che utilizziamo correntemente, a base dieci è a base due. Naturalmente la base, in questo caso, non è indifferente al funzionamento del calcolatore, ovvero c’è una relazione tra il modo in cui il calcolatore «pensa» e il sistema numerico a base binaria. Ora proprio questa relazione interessa a Daniélou: la «mente musicale» - che va concepita come parte di un «calcolatore» certamente molto più complesso delle nostre macchine - funzionerebbe a sua volta su tre sistemi numerici, precisamente a base 2, 3 e 5 [31] . «Sembra che il nostro meccanismo mentale funzioni come una macchina calcolatrice che combini circuiti che lavorano in binario, ternario e quinario. Questa sembra essere la sola spiegazione, applicabile in tutti i casi conosciuti, dell’importanza di certi intervalli, del valore relativo di altri e dell’esclusione di alcuni, nei diversi sistemi musicali»[32]. È inutile dire che né il calcolatore né i sistemi numerici sono responsabili dei discorsi che di qui in avanti vengono sviluppati dal nostro autore. Dal punto di vista musicale questi tre numeri ci riportano naturalmente all’ottava, alla quinta ed alla terza - e propongono in generale un ritorno alla tematica della semplicità dei rapporti come sinonimo di naturalità e perfezione. Ciò potrebbe sembrare strano per il fatto che, sia nella formazione della scala armonica che in quella della scala ciclica sono presenti rapporti tutt’altro che semplici e persino vertiginosi dal punto di vista delle grandezze numeriche interessate: ma viene qui avanzata l’idea della possibilità di riportare tutti i rapporti validi della «scala universale dei suoni» («scala armonica») proprio a queste radici elementarissime dei primi tre numeri primi - argomento che riprenderemo tra poco. Inoltre essi sarebbero portatori, secondo Daniélou, di classi (o tipologie) affettive che avrebbero poi il loro puntuale riscontro nell’intervallistica musicale. Per convincerci di ciò, Daniélou fa spesso riferimento, nel più classico stile pitagorico, a rappresentazioni figurative dei numeri, a qualcosa di simile al loro corrispondente visivo-figurale: rappresentazioni che dovranno essere colte con l’occhio dell’immaginazione, naturalmente, anche se su questa partecipazione determinante della facoltà immaginativa non si potrà troppo calcare la mano per evitare una svalutazione dell’intera questione. Dunque, il 2 sarà rappresentativo della staticità, di un’idea di spazialità per così dire solidamente impostata e riposante su se stessa: naturalmente si può ben pensare a figure quadrate o rettangolari. Il 3 sarà invece rappresentativo di dinamismo e di movimento - e penseremo in tal caso a figure triangolari, mentre il 5 sarà rappresentativo della crescita organica, del momento vitale ed affettivo [33] . Per l’idea della crescita come incremento e sviluppo, Daniélou riesce a proporre con il pentagono un’analogia, sarei tentato di dire, quasi persuasiva [34] . Egli cita il problema della tassellatura di una superficie con figure geometriche. Mentre è possibile operare una tassellatura con rettangoli o triangoli senza variazione di grandezza, con il pentagono ciò è possibile solo ampliandone sempre più le proporzioni, come è mostrato dalla seguente figura [35] :

La crescita e lo sviluppo sembra dunque ben rappresentata dal punto di vista immaginativo. La vita emozionale è poi parte della vita stessa cosicché il cinque conterrebbe anche di essa il segreto. L’idea che ad un intervallo sia associato un «senso» e che questa associazione riguardi il numero che sta alla base del rapporto è continuamente ribadita in modi spesso sconcertanti. Dalla combinazione (prodotto) delle tre basi numeriche sorgerebbero intervalli «significativi», ovvero caratterizzati da una tonalità affettiva «mista» dipendente dalla combinazione considerata. Ad es. il 10, quando interviene nella determinazione di un rapporto intervallare, avrà carattere spaziale-emotivo essendo inteso come prodotto di 2 e 5, il 6 spaziale-dinamico (2*3), il 15 dinamico-emotivo (3*5) [36]. Il problema delle possibili valenze affettive è così ricondotto ad una questione di pura contabilità. Di una sconfinata ingenuità filosofica è poi il tentativo di trovare particolari significatività degli intervalli quando i numeri che costituiscono i loro rapporti siano riscritti nella notazione binaria, ternaria o quinaria [37] .

Ma a parte queste belle fantasie, vi è una circostanza che ci colpisce. Daniélou non accenna nemmeno alla possibile derivazione delle tipologie generali che egli propone per i primi tre numeri primi da circostanze di ordine musicale. In fin dei conti avremmo qualche buona ragione di ritenere che l’intervallo di ottava sia, come l’unisono, piuttosto statica. E non ci trova impreparati nemmeno l’idea che la quinta abbia carattere dinamico - così certamente questo intervallo è stato assai spesso usato! Quanto al fatto di attribuire valore emozionale al 5, si tratta - vedi caso - del numero caratteristico dell’intervallo di terza, sia maggiore (5/4) che minore (6/5): e la presenza dell’uno o dell’altro nell’impalcatura scalare determina una coloritura di variazione emotiva molto forte. A ben vedere si tratta di luoghi comuni del linguaggio musicale di tradizione europea - mi sembra il caso di sottolineare questo punto: ma si tratta di un punto che deve rimanere ben nascosto per il fatto che l’intero problema si capovolgerebbe, suggerendo che simili tipologie siano semmai proposte dal materiale musicale, ed anzi da un particolare linguaggio musicale, e proiettate sul numero, mentre per Daniélou le cose stanno esattamente all’opposto. Cosicché le analogie con le figure geometriche, facendo riferimento ad un materiale eterogeneo rispetto a quello musicale, sono certamente più produttive ai fini di quell’aggancio alla generalità che fa parte da sempre delle fondazioni aritmetiche della musica.


Note

[28] «Per la musica gli elementi che sono la sorgente delle sensazioni di piacere non possono che essere di natura numerica poiché noi non percepiamo altro che dei rapporti di frequenza, dei rapporti di tempo, dei rapporti di intensità e combinazioni di questi rapporti.», ivi, p. 24.
[29] ivi, p. 15.
[30] «I meccanismi con i quali noi critichiamo e valutiamo le nostre percezione utilizzano sia elementi nuovi della percezione, sia degli elementi già classificati. Il principale apparato critico del nostro cervello è ciò che si chiama meccanismo di feedback" ivi, p. 18. "Quasi tutti i nostri gesti sono regolati da feedback. Quando vogliamo prendere un oggetto, la precisione del nostro gesto dipende da un impulso regolato da una serie di feedback. Quando a seguito di danni in certe parti del cervello il meccanismo di feedback si inceppa il nostro gesto va troppo a destra o troppo a sinistra ...» . ivi, p. 19.
[31] I numeri 2, 3 e 5 come fondamento della suddivisione dell’ottava hanno una loro storia nella teoria della musica, basti rammentare Eulero (cfr. Patrice Bailhache, Une histoire de l’acoustique musicale, CNRS Ed., Paris 2001). Eulero a sua volta cita da una lettera di Leibniz: "Nella musica non sappiamo contare al di là di cinque, simili in questo a quei popoli che non vanno oltre il numero tre e che sono all’origine del detto tedesco sull’uomo semplice: ‘Non sa contare al di là di tre’ "(ivi, p. 125). Del resto anche Descartes osserva, nel suo Compendium Musicae: «advertendum est tres esse dumtaxat numeros sonoros, 2, 3 et 5, numerus enim 4 et numerus 6 ex illis componuntur, atque ideo tantum per accidens numeri sunt sonori...» (cfr. trad. it. Breviario di musica, Passigli, Firenze 1990, p. 87).
[32] ivi, p. 24.
[33] «Il numero 5 ‘umanizza’ la musica. Esso la rende strumento dell’espressione non più di astratti prototipi ma di una realtà tangibile" (Introduction, p. 231). "Il fattore cinque è il fattore più importante nella musica perché è esso che serve nel nostro meccanismo mentale ad esprimere la sensazione, l’emozione, il sentimento» (Sémantique, p. 46).
[34] ivi, p. 47.
[35] R. Penrose, La mente nuova dell’imperatore, Rizzoli, Milano 1992, p. 180: «Ci chiediamo se sia possibile ricoprire completamente il piano, senza vuoti e senza sovrapposizioni, usando solo queste forme e non altre. Una tale disposizione di forme è chiamata tassellatura del piano. Sappiamo bene che tali tassellature sono possibili usando solo quadrati o solo triangoli equilateri, o solo esagoni regolari, ma non usando pentagoni regolari».
[36] Sémantique, ivi, p. 49.
[37] ivi, p. 53.

 

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